Nella vita di ciascuno di noi è utile, prima o poi, fermarsi a riflettere. Recuperare i ricordi alla memoria, restituire una direzione e un senso ai propri anni trascorsi. Rivedere il dolore per trarne forza, riprendere tra le mani le gioie per goderne un attimo ancora e poi lasciarle volare via. La vita dona perchè è essa stessa un dono colmo di novità e di sorprese, gradevoli e non. Nella vita di ciascuno di noi è utile, prima o poi, fermarsi a riflettere. Retrospettiva che mette a posto le cose, comprende, giustifica. A favore di una prospettiva, quello che verrà, il futuro. Per impedire che il tempo, lasciato senza uno sguardo, riproduca se stesso in una circolarità perversa di eterno ritorno all’identico.
Carl Gustav Jung, psichiatra e psicanalista svizzero e grande viaggiatore e studioso dei miti, dei riti e dei simboli dei popoli, raccontò che nei villaggi dei nativi americani del popolo Pueblos, ogni giorno, per l’intera durata della luce, un giovane seduto sulla roccia più alta guardava il sole. Facevano a turno, gli occhi non reggono a lungo la vista della stella, quando ci è così prossima. Incuriosito da tale comportamento, lo scienziato ne chiese al capo di un villaggio il motivo e la finalità. Il capo rispose che il sole sorge, ci illumina e ci riscalda, consente la vita sulla Terra, ma ha bisogno che noi glielo chiediamo. Il sole sorge tutti i giorni, e crea l’alba, perchè sa che un uomo lo attende. E tramonta con la nostalgia di tornare il giorno dopo, perchè non vuole deludere l’attesa di quell’uomo. Mi sono arrampicato sulla roccia alta, quella che consente il panorama morbido.
Non ho mai perso di vista la mia vita, affinchè la mia vita non perdesse di vista me.
Questo libro è la storia degli sguardi tra me e la mia vita. Forse, però, se leggete tra le righe, chiudete gli occhi e provate a sentire, può essere anche un tratto della strada di ciascuno di voi. In fondo gli uomini sono molto più simili tra loro di quanto siano diversi.