Roberta Scotuzzi
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Una ribelle, una bambina anticonvenzionale, una sognatrice, una
persona terra terra, una Lolita, tutto e il contrario di tutto: Anita. Da
bambina la vita della protagonista sembra segnata da una diagnosi
funesta: meningite. Sembra che tutto debba finire, ma non per un
giovane virgulto che ha tanto da dire e fare. Così la piccola guarisce
e, nell’inconsapevolezza di essersela vista brutta, lei si gode la sua
vita: la scuola, due genitori affettuosi (ma distanti l’uno dall’altra), la
sorella maggiore Carlotta, emblema di perfezione, la zia Francesca
che la ama e veglia su di lei, la migliore amica Lisa. Anita è scostante,
si stanca ben presto delle cose, che siano persone o oggetti,
eppure è dotata di un senso profondo della vita, trascorrendo i giorni
con l’obiettivo di aiutare gli altri. Pagina dopo pagina cresciamo un
po’ con Anita, vivendo sempre quel suo strambo punto di vista: ecco
gli amori sbagliati, la passione per i Pearl Jam, gli studi classici, i
disturbi alimentari, la dolorosa separazione dei genitori e la voglia di
crescere in fretta, provando a mantenere un’innocenza che lei stessa
sente voler trattenere con tutte le sue forze. Quasi avvolti in una
glassa atemporale, scandita solo dalle emozioni della protagonista,
si vive una strana nostalgia: è il puro sentire di Anita.