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“All’entrata di Storo, nella Valle del Chiese, sopra un grosso masso di granito un alpino mette a dimora una pianticella di un ulivo aiutato da un Kaiserjager. La raffigurazione stupisce un po’ chi non conosce la storia di quella terra, ma non chi sa che alle armate di Francesco Giuseppe il Trentino ha sacrificato decine di migliaia di figli suoi nella Prima Guerra Mondiale”.
L’autore ha pochissimi ricordi, dell’infanzia trascorsa in alta Valle Sabbia, che lo riconducano alla limitrofa Valle del Chiese. Segno che, anche dopo la soppressione del confine di stato in cima al lago d’Idro, le relazioni e gli scambi hanno faticato a farsi strada.
Ma, se è vero che la storia a lungo ha diviso le sorti delle genti della Valle Sabbia da quelle della Valle del Chiese, è altrettanto vero che lo scorrere del fiume, nonostante i capricci dell’uomo, da sempre le unisce. Riconoscerne la valenza è elemento di primaria importanza sul quale costruire un condiviso, sostenibile futuro, basato sul rispetto della storia e della cultura delle comunità che accompagnano il fiume nel suo percorso.
Il libro, con alcuni richiami alle vicende della Grande Guerra, narra del vivere sotto il vecchio confine di stato a Ponte Caffaro a metà del secolo scorso, quando il tempo fluiva lento e qualcuno giurava che, nelle notti di luna piena, il Chiese potesse scorrere all’insù.